
Cara Sei Corde
Avevo sette anni quando iniziò tutto. In casa c’era questa presenza misteriosa: la chitarra di mio padre. Un oggetto quasi sacro, custodito in un armadio del secondo piano di casa nostra come un tesoro nascosto. Papà sapeva suonare ben due canzoni – sì, avete capito bene, proprio solo due: The house of the rising sun e Smoke on the water – e quando ogni tanto si esibiva in modo un po’ impacciato ripetendo a loop le due hit scatenava sempre un po’ di ironia mia e di mio fratello. Ma quella chitarra mi incuriosiva, la capacità di creare suoni pizzicando le corde mi sembrava qualcosa di ultraterreno. Mi ricordo ancora che ogni tanto aprivo le ante scricchiolanti di quell’armadio, le mani scorrevano tra i tessuti di cappotti e vestiti invernali fino ad afferrare il legno dello strumento e poi seduto sulla moquette della stanza ci giocavo un po’ a caso, la percuotevo sulle corde e sulla cassa armonica, guardavo il mio riflesso distorcersi nel legno lucido del suo corpo.
Fu durante un pomeriggio di fine estate che accadde la magia. Stavo armeggiando con la chitarra, premendo tasti e maltrattando corde, quando improvvisamente… BAM! Un suono coincise perfettamente con la sigla di un cartone animato in TV (quasi sicuramente Holly e Benji, ma la memoria potrebbe ingannarmi). Fu un’illuminazione istantanea, come se mi fosse caduta una mela in testa à la Newton.
Nei giorni seguenti, diventai un piccolo stalker musicale. Abbandonavo compiti, giochi, merende – tutto! – per correre a prendere la chitarra non appena sentivo l’inizio della sigla. Aspettavo con trepidazione quel preciso momento del ritornello per suonare quell’unico, glorioso accordo. Mi sentivo un dio della musica. Potere assoluto nelle mie mani di bambino!
Poi arrivò settembre, e con esso un annuncio nella portineria della scuola che cambiò tutto: “Corso pomeridiano di chitarra”. Fu la prima volta che chiesi qualcosa ai miei genitori con piena consapevolezza: “Mamma, voglio fare il corso di chitarra!”. Ora, dovete capire che ero il tipico bambino iperattivo. Stare seduto era una tortura, e se dovevo scegliere tra un libro e rotolarmi in un prato… beh, la scelta era ovvia. La vita era movimento! Mia madre, comprensibilmente scettica, non avrebbe scommesso un centesimo sulla mia costanza. Ma oh, quanto si sbagliava! Fu amore a prima vista. Domare note e accordi, imparare canzoni, decifrare spartiti… era come avere un superpotere. Mi svegliavo persino presto la mattina per suonare un po’ prima di andare a scuola. Che trasformazione!
Da allora, la chitarra è diventata la mia fedele compagna di viaggio. Mi ha seguito in avventure, viaggi, amicizie. È diventata simbolo del mio lavoro. Che meraviglia di strumento! Ma quando recentemente una delle mie chitarre acustiche preferite è caduta, procurandosi una brutta frattura alla paletta, ho sentito spezzarsi anche qualcosa dentro di me. Solo allora ho realizzato quanto profondo fosse il mio legame affettivo con questi strumenti.
Per fortuna, il mio liutaio di fiducia, (Francesco De Gregorio) come un abile chirurgo, l’ha riportata in vita. Parlando con lui, poi, ho scoperto qualcosa di affascinante: alcune delle chitarre che costruisce, pur essendo simili nel momento finale della loro costruzione, si evolvono diversamente a seconda del proprietario. È come se il modo di suonare, l’ambiente di custodia e il repertorio suonato influenzassero la resa dello strumento. Si cresce insieme, la chitarra e il musicista, in una sorta di simbiosi armonica.
La chitarra è uno strumento vivo, l’unico che per suonarlo si abbraccia completamente. È un’estensione del nostro corpo, un amplificatore delle nostre emozioni. Cara chitarra, grazie per tutto quello che mi hai dato e che continuerai a darmi. Mi auguro che la nostra storia d’amore sia destinata a durare ancora a lungo, tra alti e bassi, risate e lacrime, sempre accompagnata dal dolce suono delle tue sei corde.
La scienza conferma – la chitarra fa bene!
Se la mia storia personale non vi ha convinto dei benefici della chitarra, forse la scienza potrà farlo. Uno studio interessante pubblicato nel 2021 sul Journal of Neuroscience ha gettato nuova luce sui vantaggi dell’apprendimento di questo strumento, soprattutto nei bambini.
La ricerca, intitolata “Increased Functional Connectivity in the Default Mode Network after Guitar Training in Children”, condotta da un team di neuroscienziati guidato dalla Dott.ssa Marie-Stéphanie Caune dell’Università di Montreal, ha esaminato gli effetti dell’apprendimento della chitarra sullo sviluppo cerebrale dei bambini.
Lo studio ha coinvolto 30 bambini di età compresa tra i 7 e i 9 anni, divisi in due gruppi: uno ha ricevuto lezioni di chitarra per 6 mesi, mentre l’altro ha seguito il normale programma scolastico. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), i ricercatori hanno osservato cambiamenti significativi nel cervello dei giovani chitarristi.
I risultati sono stati sorprendenti:
- Miglioramento delle capacità cognitive: I bambini che hanno imparato a suonare la chitarra hanno mostrato un miglioramento nelle abilità di problem-solving e nel pensiero creativo.
- Aumento della coordinazione motoria: L’apprendimento della chitarra ha portato a un notevole miglioramento nella coordinazione mano-occhio e nella destrezza manuale.
- Maggiore plasticità cerebrale: Lo studio ha rivelato un aumento delle connessioni neuronali nelle aree del cervello associate alla creatività e al benessere emotivo.
- Sviluppo sociale ed emotivo: I ricercatori hanno notato un miglioramento nell’autostima e nelle capacità di interazione sociale nei bambini che hanno imparato a suonare la chitarra.
La Dott.ssa Caune ha commentato: “I nostri risultati suggeriscono che l’apprendimento della chitarra non solo favorisce lo sviluppo musicale, ma ha un impatto positivo su vari aspetti dello sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino.”
Questi risultati scientifici confermano ciò che molti di noi chitarristi hanno sempre saputo intuitivamente: la chitarra non è solo uno strumento musicale, ma un potente strumento di crescita personale. Che siate bambini o adulti, principianti o esperti, ricordate che ogni volta che prendete in mano una chitarra, state facendo del bene non solo alla vostra anima, ma anche al vostro cervello!
Molto interessante, bravo!!
l’incipit è già poesia! avevo sette anni…hai saputo conservare l’emozione di quel bambino. hai vinto